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mercoledì 28 maggio 2008

ESSERE VECCHI E NON SAPERLO


E dirò di più: essere nerd e non saperlo.Oggi sono UN UOMO adultO. Si stenta a crederlo; eppure parrebbe di sì. Documenti ufficiali attestano la mia maggiore età. Sulla mia patente c’è scritto che sono maggiorenne dal 1980. Ma d’altronde la mia patente dice un sacco di stronzate, tipo che so guidare.Però non sono sempre stato così; non sono nato adulto e armato dalla testa di Zeus, no no. Vent’anni fa, mentre gli altri bambini giocavano con le micromachine e l’Allegro chirurgo, io mi dilettavo con i pezzi di hardware . Traetene le conclusioni che vi paiono opportune circa la mia personalità.L’altro giorno ho avuto la fortuna di imbattermi in questo sito, che raccoglie vetusti e storici modelli di computer anni Settanta e Ottanta. Non sto a spiegarvi il mio stupore quando ho visto che almeno quattro di quei modelli avevano intrattenuto rapporti più o meno intimi con il sottoscritto nel corso del decennio maledetto. Il decennio dei Paninari, degli scaldamuscoli color giallo limone, della Thatcher.Ma stiamo divagando. Anche perché la storia che vi racconto ci condurrà anche nel decennio successivo: gli anni Novanta, il decennio di Berl… D’accordo, basta.Il mio primo computer fu l’immortale Commodore 64, con le sue cassette e i suoi stupendi floppy. Ricordo che c’era un videogame con Paperino. Non ricordo molto altro. Il tutto a 16 colori, ça va sans dire.Più avanti - metà anni Ottanta, in tempi non sospetti - ebbi il mio primo Mac, che allora si chiamava Apple Macintosh e vantava ben 512 kb di Ram; per la prima volta entrai in contatto con il magico mondo dell’interfaccia grafica ,ma il tutto in un triste bianco e nero. Ricordo che ci giocavo a scacchi. Vinceva sempre lui. E ricordo anche un’enorme collezione di file audio Midi con inquietanti versioni di Bach.E poi era già vecchio quando lo comprammo: trattasi di modello HP-85, mio fedele compagno nei pomeriggi d’inverno ai tempi delle scuole superiori. La cosa meravigliosa è che aveva una mini-stampante integrata, per cui schiacciando un tasto saltava fuori una specie di grosso scontrino fiscale con i cavoli miei stampati sopra. Ci scrivevo cazzate di tutti i tipi. Poi finì la scorta di rulli di carta termica, e tutta la baracca uscì di produzione, e io soffrii.Ma i tempi erano ormai maturi per una nuova generazione di PC: il 386 e il 486. Il resto è storia: intorno al 1995 si spalancarono a tutti noi le porte dell’universo mondo: quanto a me, mi dotai del primo modem a 14.4 kb/s, poi 28.8, poi 56 e poi Isdn e poi Dsl. Rimando a un altro post la storia del mio primo impatto con internet. Menzione speciale, in chiusura, per il mio primo palmare, antenato del Blackberry,quella meraviglia del Psion3. Che a me - essendo io tipo narciso- non serviva a un’emerita cippa; ma volete mettere com’era chic portarselo in giro e usarlo al posto del post it? Ora capirete perché i miei compagni .........Era in bianco e nero, andava a pile stilo, e io lo adoravo. Poteva comunicare via infrarossi con altri amichetti Psion3, ma nessuno di mia conoscenza ne aveva uno uguale al mio. Strano, eh. E fu lì che sorsero le prime avvisaglie della sindrome del backup compulsivo che tuttora mi porto dietro: avevo riempito quel palmare con tutto ciò che contasse nella mia miseranda vita, e avevo il terrore di perderlo. Per cui eseguivo backup giornalieri su una SSD esterna.E nonostante tutto ciò, ancora oggi non capisco un tubo di hardware, non ho mai imparato a programmare in Basic, e avrò infarcito questo post di gravi errori concettuali e di cronologia, che prego i miei più scafati lettori di correggere.

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