Capita di leggere dei bei blog. Capita di leggerne anche di brutti, o perché navigando vien voglia di sperimentare e leggere cose nuove, o perché può accadere anche che un blog tecnologico venga riempito di tanto in tanto di commenti (spesso a sproposito) che riguardano la politica, il più e il meno, e altro ancora, come se il blogger in questione ne capisse qualcosa di quegli argomenti. Ecco, questi blog brutti o, diciamo meglio, molto criticabili dal punto di vista del ragionamento, si dimostrano il più delle volte come la faccia triste dell’Italia, raccogliendo chiacchiere da bar, luoghi comuni e cose così. Siamo tutti degli opinionisti, ma più uno non ne capisce niente, più gli viene voglia di parlare e di imporre le sue (poche) idee. E così, mentre leggo, mi ritrovo davanti a frasi che mai avrei pensato di poter leggere in luoghi che si definiscono ‘intellettuali’, in quei luoghi di culto della controcultura che sono i blog, frasi degne di chi ha fatto la terza media e, poveretto, non ha avuto i mezzi per formarsi opinioni più mature su tante questioni, dalla politica all’ambiente, dal sesso alle leggi, dalla morale alla critica artistica. E si parla, su questi blog, come parlerebbe il nonno scemo di campagna, che lo stai a sentire per rispetto ma in realtà pensi che non capisce un tubo, e che la saggezza popolare è una gran vaccata. Insomma, decenni di Illuminismo hanno aiutato solo alcuni blogger, quelli più svegli e seguiti; gli altri, il più delle volte, si sono fermati al Medioevo, e quando si tratta di tirare fuori le idee si dimostrano ancora campagnoli senza cervello pronti ad una jacquerie o alla prima guerra di religione che gli capita sotto tiro.
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