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venerdì 25 gennaio 2008

SARA' POI VERO?


Momenti di una certa emozione si sono vissuti ieri in rete quando nel primo pomeriggio ha iniziato a fare il giro del web una notizia secondo cui il peer-to-peer è legale. Si tratta però di una non-notizia per due ragioni: si riferisce a una sentenza che non riguarda lo scambio effettivo di opere protette dal diritto d'autore; il peer-to-peer è legale da sempre. Ciò che era e rimane illecito in Italia è scaricare materiali protetti da diritto d'autore, con rilevanza penale quando quei materiali si pongono in condivisione. Uno stato di cose che in nessun modo è cambiato, un quiproquo che si ripresenta con una certa periodicità sulla stampa italiana.

Chiarito l'equivoco, rimane una decisione di sicuro interesse quella con cui il PM Paolo Giorgio Ferri ha richiesto l'archiviazione di un caso controverso, quello legato ad una denuncia di un produttore contro ignoti, una denuncia che coinvolgeva siti come emuleitalia.net e persino bittorrent.com. Di mezzo anche bearhsare.com, da tempo "dedicato" a tutt'altro. Vale a dire contro siti dedicati alla diffusione di informazioni sul peer-to-peer, comprensive di guide e tutorial e tuttalpiù shortcut per scaricare client dedicati.

Quei siti, ed è questa la sostanza della decisione, non ospitano materiali illegali e gli utenti che li frequentano non sono identificabili come condivisori di contenuti abusivi, semmai sono siti che danno informazioni e consentono all'utente di recarsi su altri siti da dove è possibile che abbia luogo, tramite link torrentizi, il download e la condivisione di opere protette.
Ferri ha spiegato nei dettagli il punto: quei siti "si limitano ad autenticare l'utente che viene successivamente smistato verso altre reti ibride e decentralizzate in tutto il mondo". Si tratta in effetti di forum ai quali è possibile accedere previa registrazione, come milioni di altri siti del tutto simili. Da lì, come da Google, per dirne una, è possibile che l'utente si imbatta in altri link ad altri siti e servizi, nonché evidentemente a file potenzialmente illegali: tutto questo rende "difficile" la "identificazione" dell'utente che compie un atto illegale e quindi "problemi non solo per gli esiti delle indagini, ma anche di giurisdizione perché lo scambio che rileva spesso avviene estero su estero".

Ne consegue, dunque, che: "In assenza di una legislazione che crei una fattispecie penale ad hoc non appare possibile dare rilevanza in questa sede a un fenomeno assai diffuso, di difficile criminalizzazione ed avente accertamenti quasi impossibili in termini di raccolta della prova". Una tesi condivisa dal GIP del Tribunale di Roma Carla Santese che, nell'accogliere la ricostruzione del PM, ha spiegato come "appaiono pienamente condivisibili le argomentazioni esposte dal PM nella richiesta di archiviazione, che qui si intende integralmente riportata e trascritta".

In buona sostanza, dunque, si tratta di una sentenza che delinea quali sono gli spazi di movimento di quei forum interamente dedicati al peer-to-peer. Ai sensi della legge sul diritto d'autore, infatti, l'autorità giudiziaria non ha rilevato alcuna violazione. "Osservato che al di là dei problemi di prova - si legge ancora nella richiesta di archiviazione - non sembra o almeno non è pacifico che le condotte che si vogliono censurare penalmente abbiano tale rilevanza".

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